It's Christmas Time!!!! Un augurio di un Natale Sereno e Felice a tutti!!!!!
E... per l'occasione due canzoni intramontabili...
giovedì 25 dicembre 2008
mercoledì 10 dicembre 2008
storie di vita....
Il 12 dicembre alle ore 12 inaugura presso il Centro Medico Privato "Lazzaro Spallanzani" un importante mostra fotografica di Emergency.
Dal 2002 all’anno in corso 5 operatori sanitari reggiani si sono alternati a più riprese negli ospedali di EMERGENCY in Sierra Leone, Afghanistan, Sudan, Cambogia per
offrire assistenza medico-chirurgica gratuita alle vittime dei conflitti armati o nei paesi molto poveri. La mostra ripercorre dunque emozioni, storie, sentimenti, nonchè momenti di dura realtà.
E sempre Emergency, organizza il 19 dicembre una cena di solidarietà presso il circolo Arci S. Stranieri di Reggio E.
Il ricavato della serata, al netto delle spese, sara' devoluto al Centro di Cardiochirurgia "Salam" in Sudan.
Inizio della serata ore 20.00 con degustazione, prima della cena, di aceti balsamici tradizionali a cura della "Confraternita dell'Aceto Balsamico Tradizionale Reggiano".
Quota di partecipazione € 20,00.
Per informazioni e prenotazioni 320-6291958 -Aldo-
Circolo Arci S. Stranieri
Via Don Luigi Sturzo, 1
Reggio Emilia
Dal 2002 all’anno in corso 5 operatori sanitari reggiani si sono alternati a più riprese negli ospedali di EMERGENCY in Sierra Leone, Afghanistan, Sudan, Cambogia per
offrire assistenza medico-chirurgica gratuita alle vittime dei conflitti armati o nei paesi molto poveri. La mostra ripercorre dunque emozioni, storie, sentimenti, nonchè momenti di dura realtà.
E sempre Emergency, organizza il 19 dicembre una cena di solidarietà presso il circolo Arci S. Stranieri di Reggio E.
Il ricavato della serata, al netto delle spese, sara' devoluto al Centro di Cardiochirurgia "Salam" in Sudan.
Inizio della serata ore 20.00 con degustazione, prima della cena, di aceti balsamici tradizionali a cura della "Confraternita dell'Aceto Balsamico Tradizionale Reggiano".
Quota di partecipazione € 20,00.
Per informazioni e prenotazioni 320-6291958 -Aldo-
Circolo Arci S. Stranieri
Via Don Luigi Sturzo, 1
Reggio Emilia
giovedì 27 novembre 2008
in occasione della giornata contro la violenza alle donne...
Anche se un po' in ritardo... oggi posto questo video realizzato dall'agenzia onu per lo sviluppo umano che racconta l'importante esperienza di un centro di aiuto per le donne che hanno subito violenza in Sri Lanka. Nel 2008 le donne che subiscono violenza nel mondo sono milioni e in molti paesi (anche in alcune regioni dell'Italia) non hanno alcun tipo di aiuto. La violenza psicologica, fisica o economica è una piaga ancora irrisolta che porta milioni di donne ad essere vittime i cui aguzzini (spesso mariti) rimangono impuniti (circa il 70% delle violenze alle donne avviene tra le mura domestiche, in famiglia).
martedì 18 novembre 2008
Destinazione Burkina Faso....
Sono le 18e42 di Casablanca. Dopo una giornata di voli cancellati e spostati sono ancora bloccata in questa calda città marocchina. Questo viaggio per il Burkina Faso mi sembra un'odissea... Ce la farò ad arrivare? La risposta tra poche ore:-) ...
mercoledì 5 novembre 2008
Il discorso da Chicago.... WE WIN!!!!
Ecco il testo del discorso di Obama e...un video da Chicago:-)
Buonasera Chicago! Se c’è ancora qualcuno là fuori che dubita del fatto che l’America sia il posto dove tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri Padri sia vivo oggi, che ancora si interroga sul potere della nostra democrazia, stasera ecco la risposta. E’ la risposta che hanno dato le file davanti le scuole e le chiese, mai così lunghe nella storia di questo paese, fatte da gente che ha atteso tre ore, quattro ore, molti per la prima volta nella loro vita, perché credevano che questa volta poteva essere diverso, e che la loro voce poteva essere quella differenza. E’ la risposta data da giovani e vecchi, ricchi e poveri, Democratici e Repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi americani, gay, etero, disabili e non disabili. Americani, che hanno inviato al mondo il messaggio che noi non siamo mai stati solo un insieme di individui o un insieme di stati rossi e stati blu.
Noi siamo, e sempre saremo, gli Stati Uniti d’America.
E’ la risposta che ha guidato tutti coloro ai quali per lungo tempo e da molti è stato detto: siate scettici, abbiate dubbio e paura, riguardo a quello potrà succedere! ...e li ha guidati a mettere le proprie mani sul cammino della storia per dirigerlo ancora una volta verso la speranza di un giorno migliore.
C’è voluto molto tempo, ma stasera, grazie a quello che abbiamo fatto in questa giornata, in questa elezione, in questo specifico momento, oggi il cambiamento è in America.
Poco prima, in serata, ho ricevuto una chiamata di straordinaria cortesia dal Senatore Mc. Cain.
Il Sen. Mc Cain si è battuto a lungo e con tenacia in questa campagna. E ha combattuto ancora più a lungo e con tenacia per il Paese che ama. Ha sostenuto per l’America sacrifici che molti di noi non potrebbero nemmeno immaginare. Siamo grati per il servizio reso all’America da questo leader audace e coraggioso.
Mi congratulo con lui. Mi congratulo con il Governatore Palin per ciò che sono riusciti a realizzare. E sono impaziente di lavorare con loro per rinnovare la promessa di questo Paese, nei mesi che verranno.
Voglio ringraziare il mio compagno di viaggio, un uomo che ha fatto una campagna elettorale di cuore, che ha parlato in nome degli uomini e delle donne coi quali è cresciuto per le strade di Scranton e coi quali torna in treno a casa, in Delaware: il vice presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden.
E non sarei qui stanotte se non fosse stato per il sostegno incessante del migliore amico dei miei ultimi 16 anni, pilastro della nostra famiglia, amore della mia vita, la First Lady Michelle Obama.
Sasha e Malia: vi amo più di ciò che possiate immaginare; vi siete meritate il nuovo cucciolo che verrà con noi alla Casa Bianca.
E anche se non è più con noi, io so che mia nonna ci sta guardando, come ci guarda la famiglia grazie alla quale io sono ciò che sono. Mi mancano, stasera, e so che il debito che ho nei loro confronti è incommensurabile!
A mia sorella Maya, a mia sorella Alma, a tutti i miei fratelli e le mie sorelle: grazie per il sostegno che mi avete dato. Vi sono grato.
Al responsabile del mio staff elettorale, David Plouffe, taciuto eroe di questa campagna, che ha realizzato la migliore, la migliore campagna politica, penso, della storia degli Stati Uniti d’America!
Al mio capo stratega, David Axelrod che è stato mio partner in ogni passo del cammino percorso.
Alla migliore squadra elettorale mai messa assieme nella storia politica: a voi tutto ciò è dovuto, e vi sarò per sempre grato per quello che avete sacrificato per realizzarlo.
Ma al di sopra di tutto, non dimenticherò mai coloro ai quali realmente appartiene questa vittoria. Appartiene a voi! Appartiene a voi!
Non sono mai stato un candidato favorito per questa carica. Non abbiamo mai avuto né molto denaro né molto consenso. La nostra campagna non è stata ordita nelle stanze di Washington. È cominciata nei cortili di Des Moines, nei soggiorni di Concord, sotto i portici di Charleston. E’ stata fatta da uomini e donne che hanno dato quel poco che avevano da dare: 5 o 10 o 20 dollari per la causa.
Ha tratto la propria forza da quei giovani che hanno respinto il mito di una generazione apatica e hanno lasciato le proprie case e le proprie famiglie per lavori che offrivano pochi soldi e ancor meno riposo. Ha preso la propria energia da quei meno giovani che hanno sfidato il freddo gelido e il caldo bruciante per bussare alle porte di perfetti sconosciuti, e dai milioni di americani che hanno prestato la propria opera volontaria e lavorato e provato che, più di due secoli dopo, il governo delle persone, dalle persone e per le persone non è stato inghiottito dalla Terra.
Questa è la vostra vittoria!
E io so che non avete fatto tutto ciò che avete fatto per vincere un’elezione. E so che non l’avete fatto per me.
Lo avete fatto perché capite l’enormità del compito che abbiamo davanti. Perché anche se stanotte stiamo festeggiando, sappiamo bene che le sfide che ci attendono domani saranno le più importanti della nostra vita: due guerre, un pianeta in pericolo, la peggiore crisi finanziaria del secolo.
Anche se stanotte siamo qui, sappiamo che ci sono dei coraggiosi americani che si stanno svegliando nei deserti dell’Iraq e nelle montagne dell’Afghanistan per rischiare le proprie vite per noi.
Che ci sono madri e padri che resteranno svegli dopo che i loro bambini si saranno addormentati e si chiederanno come faranno con l’ipoteca o a pagare il conto del medico o a risparmiare abbastanza per l’università dei loro figli.
Ci sono nuove energie da imbrigliare, nuovi posti di lavoro da creare, nuove scuole da costruire, minacce da fronteggiare, alleanze da ricostruire.
La strada che abbiamo davanti è lunga. La salita è ripida. Potremmo non arrivarci in un anno e nemmeno in un mandato. Ma, America, non ho mai auto tanta speranza quanta ne ho stasera sul fatto che ci arriveremo! Io vi prometto che noi ci arriveremo!
Ci saranno ostacoli e false partenze. Molti non concorderanno con tutto ciò che deciderò o con le mie politiche da Presidente. E sappiamo che il governo non può risolvere ogni problema.
Ma sarò sempre onesto con voi riguardo alle sfide che dovremo affrontare. Vi ascolterò, soprattutto quando non sarete d’accordo. E, sopra ogni cosa, vi chiederò di partecipare alla ricostruzione di questa nazione, nell’unico modo in cui l’America è stata fatta per 221 anni - - edificio per edificio, mattone per mattone, mano callosa per mano callosa.
Ciò che è cominciato 21 mesi fa nel cuore dell’inverno non può terminare in questa notte d’autunno.
Questa vittoria da sola non è il cambiamento che vogliamo. E’ solo l’opportunità di realizzare quel cambiamento. E ciò non può accadere se ritorniamo indietro al modo in cui le cose erano.
Non può accadere senza di voi, senza un nuovo spirito di servizio, un nuovo spirito di sacrificio.
Dunque facciamo appello ad un nuovo spirito di patriottismo e di responsabilità, per cui ognuno di noi si rimbocchi le maniche e lavori duramente e si prenda cura non solo di sé stesso ma anche degli altri.
Ricordiamoci che se la crisi finanziaria ci ha insegnato qualcosa è che non possiamo avere un Wall Street ricco e un "Main Street" (n.d.t inteso nel senso del popolo, della gente comune) in sofferenza.
In questo paese, nasciamo e moriamo come Una Nazione, Un Popolo. Non cediamo alla tentazione di ricadere nella faziosità, nella chiusura mentale e nell’immaturità che ha avvelenato la nostra politica così a lungo.
Ricordiamoci che è stato un uomo originario di questo stato a portare per primo lo stendardo del Partito Repubblicano alla Casa Bianca, un partito fondato sui valori dell’autostima, della libertà individuale e dell’unità nazionale.
Quei valori sono valori che tutti noi condividiamo. E mentre il Partito Democratico vince un’importante elezione stanotte, noi lo facciamo con una dose di umiltà e determinazione a sanare le divisioni che hanno ostacolato il nostro progresso.
Come disse Lincoln di fronte ad una nazione ben più lacerata della nostra, noi non siamo nemici ma amici. Anche se le nostre passioni possono averci infiammato, non devono rompersi i nostri legami di affetto.
E per quegli americani il cui sostegno non ho ancora guadagnato: posso non aver vinto il vostro voto stanotte, ma sento le vostre voci, ho bisogno del vostro aiuto. E sarò anche il vostro Presidente.
E per tutti coloro che stanotte ci guardano al di là delle nostre sponde, da palazzi e parlamenti, per coloro radunati attorno alle radio negli angoli dimenticati del mondo: le nostre storie sono differenti, ma il nostro destino è comune, ed una nuova alba per una leadership americana è a portata di mano.
Buonasera Chicago! Se c’è ancora qualcuno là fuori che dubita del fatto che l’America sia il posto dove tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri Padri sia vivo oggi, che ancora si interroga sul potere della nostra democrazia, stasera ecco la risposta. E’ la risposta che hanno dato le file davanti le scuole e le chiese, mai così lunghe nella storia di questo paese, fatte da gente che ha atteso tre ore, quattro ore, molti per la prima volta nella loro vita, perché credevano che questa volta poteva essere diverso, e che la loro voce poteva essere quella differenza. E’ la risposta data da giovani e vecchi, ricchi e poveri, Democratici e Repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi americani, gay, etero, disabili e non disabili. Americani, che hanno inviato al mondo il messaggio che noi non siamo mai stati solo un insieme di individui o un insieme di stati rossi e stati blu.
Noi siamo, e sempre saremo, gli Stati Uniti d’America.
E’ la risposta che ha guidato tutti coloro ai quali per lungo tempo e da molti è stato detto: siate scettici, abbiate dubbio e paura, riguardo a quello potrà succedere! ...e li ha guidati a mettere le proprie mani sul cammino della storia per dirigerlo ancora una volta verso la speranza di un giorno migliore.
C’è voluto molto tempo, ma stasera, grazie a quello che abbiamo fatto in questa giornata, in questa elezione, in questo specifico momento, oggi il cambiamento è in America.
Poco prima, in serata, ho ricevuto una chiamata di straordinaria cortesia dal Senatore Mc. Cain.
Il Sen. Mc Cain si è battuto a lungo e con tenacia in questa campagna. E ha combattuto ancora più a lungo e con tenacia per il Paese che ama. Ha sostenuto per l’America sacrifici che molti di noi non potrebbero nemmeno immaginare. Siamo grati per il servizio reso all’America da questo leader audace e coraggioso.
Mi congratulo con lui. Mi congratulo con il Governatore Palin per ciò che sono riusciti a realizzare. E sono impaziente di lavorare con loro per rinnovare la promessa di questo Paese, nei mesi che verranno.
Voglio ringraziare il mio compagno di viaggio, un uomo che ha fatto una campagna elettorale di cuore, che ha parlato in nome degli uomini e delle donne coi quali è cresciuto per le strade di Scranton e coi quali torna in treno a casa, in Delaware: il vice presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden.
E non sarei qui stanotte se non fosse stato per il sostegno incessante del migliore amico dei miei ultimi 16 anni, pilastro della nostra famiglia, amore della mia vita, la First Lady Michelle Obama.
Sasha e Malia: vi amo più di ciò che possiate immaginare; vi siete meritate il nuovo cucciolo che verrà con noi alla Casa Bianca.
E anche se non è più con noi, io so che mia nonna ci sta guardando, come ci guarda la famiglia grazie alla quale io sono ciò che sono. Mi mancano, stasera, e so che il debito che ho nei loro confronti è incommensurabile!
A mia sorella Maya, a mia sorella Alma, a tutti i miei fratelli e le mie sorelle: grazie per il sostegno che mi avete dato. Vi sono grato.
Al responsabile del mio staff elettorale, David Plouffe, taciuto eroe di questa campagna, che ha realizzato la migliore, la migliore campagna politica, penso, della storia degli Stati Uniti d’America!
Al mio capo stratega, David Axelrod che è stato mio partner in ogni passo del cammino percorso.
Alla migliore squadra elettorale mai messa assieme nella storia politica: a voi tutto ciò è dovuto, e vi sarò per sempre grato per quello che avete sacrificato per realizzarlo.
Ma al di sopra di tutto, non dimenticherò mai coloro ai quali realmente appartiene questa vittoria. Appartiene a voi! Appartiene a voi!
Non sono mai stato un candidato favorito per questa carica. Non abbiamo mai avuto né molto denaro né molto consenso. La nostra campagna non è stata ordita nelle stanze di Washington. È cominciata nei cortili di Des Moines, nei soggiorni di Concord, sotto i portici di Charleston. E’ stata fatta da uomini e donne che hanno dato quel poco che avevano da dare: 5 o 10 o 20 dollari per la causa.
Ha tratto la propria forza da quei giovani che hanno respinto il mito di una generazione apatica e hanno lasciato le proprie case e le proprie famiglie per lavori che offrivano pochi soldi e ancor meno riposo. Ha preso la propria energia da quei meno giovani che hanno sfidato il freddo gelido e il caldo bruciante per bussare alle porte di perfetti sconosciuti, e dai milioni di americani che hanno prestato la propria opera volontaria e lavorato e provato che, più di due secoli dopo, il governo delle persone, dalle persone e per le persone non è stato inghiottito dalla Terra.
Questa è la vostra vittoria!
E io so che non avete fatto tutto ciò che avete fatto per vincere un’elezione. E so che non l’avete fatto per me.
Lo avete fatto perché capite l’enormità del compito che abbiamo davanti. Perché anche se stanotte stiamo festeggiando, sappiamo bene che le sfide che ci attendono domani saranno le più importanti della nostra vita: due guerre, un pianeta in pericolo, la peggiore crisi finanziaria del secolo.
Anche se stanotte siamo qui, sappiamo che ci sono dei coraggiosi americani che si stanno svegliando nei deserti dell’Iraq e nelle montagne dell’Afghanistan per rischiare le proprie vite per noi.
Che ci sono madri e padri che resteranno svegli dopo che i loro bambini si saranno addormentati e si chiederanno come faranno con l’ipoteca o a pagare il conto del medico o a risparmiare abbastanza per l’università dei loro figli.
Ci sono nuove energie da imbrigliare, nuovi posti di lavoro da creare, nuove scuole da costruire, minacce da fronteggiare, alleanze da ricostruire.
La strada che abbiamo davanti è lunga. La salita è ripida. Potremmo non arrivarci in un anno e nemmeno in un mandato. Ma, America, non ho mai auto tanta speranza quanta ne ho stasera sul fatto che ci arriveremo! Io vi prometto che noi ci arriveremo!
Ci saranno ostacoli e false partenze. Molti non concorderanno con tutto ciò che deciderò o con le mie politiche da Presidente. E sappiamo che il governo non può risolvere ogni problema.
Ma sarò sempre onesto con voi riguardo alle sfide che dovremo affrontare. Vi ascolterò, soprattutto quando non sarete d’accordo. E, sopra ogni cosa, vi chiederò di partecipare alla ricostruzione di questa nazione, nell’unico modo in cui l’America è stata fatta per 221 anni - - edificio per edificio, mattone per mattone, mano callosa per mano callosa.
Ciò che è cominciato 21 mesi fa nel cuore dell’inverno non può terminare in questa notte d’autunno.
Questa vittoria da sola non è il cambiamento che vogliamo. E’ solo l’opportunità di realizzare quel cambiamento. E ciò non può accadere se ritorniamo indietro al modo in cui le cose erano.
Non può accadere senza di voi, senza un nuovo spirito di servizio, un nuovo spirito di sacrificio.
Dunque facciamo appello ad un nuovo spirito di patriottismo e di responsabilità, per cui ognuno di noi si rimbocchi le maniche e lavori duramente e si prenda cura non solo di sé stesso ma anche degli altri.
Ricordiamoci che se la crisi finanziaria ci ha insegnato qualcosa è che non possiamo avere un Wall Street ricco e un "Main Street" (n.d.t inteso nel senso del popolo, della gente comune) in sofferenza.
In questo paese, nasciamo e moriamo come Una Nazione, Un Popolo. Non cediamo alla tentazione di ricadere nella faziosità, nella chiusura mentale e nell’immaturità che ha avvelenato la nostra politica così a lungo.
Ricordiamoci che è stato un uomo originario di questo stato a portare per primo lo stendardo del Partito Repubblicano alla Casa Bianca, un partito fondato sui valori dell’autostima, della libertà individuale e dell’unità nazionale.
Quei valori sono valori che tutti noi condividiamo. E mentre il Partito Democratico vince un’importante elezione stanotte, noi lo facciamo con una dose di umiltà e determinazione a sanare le divisioni che hanno ostacolato il nostro progresso.
Come disse Lincoln di fronte ad una nazione ben più lacerata della nostra, noi non siamo nemici ma amici. Anche se le nostre passioni possono averci infiammato, non devono rompersi i nostri legami di affetto.
E per quegli americani il cui sostegno non ho ancora guadagnato: posso non aver vinto il vostro voto stanotte, ma sento le vostre voci, ho bisogno del vostro aiuto. E sarò anche il vostro Presidente.
E per tutti coloro che stanotte ci guardano al di là delle nostre sponde, da palazzi e parlamenti, per coloro radunati attorno alle radio negli angoli dimenticati del mondo: le nostre storie sono differenti, ma il nostro destino è comune, ed una nuova alba per una leadership americana è a portata di mano.
Una speranza per l'umanità!!!!!
Oggi è un grande giorno! Uno di quelli che non si scordano nella vita, uno di quelli che si sognano da tanto tempo e che in alcuni casi si è pure pensato non arrivassero mai.
Obama ha stravinto e ha ridato speranza a milioni di americani e di cittadini nel mondo. Ha dimostrato di essere un grande leader, un vero politico in grado di parlare alla gente e capire i loro problemi quotidiani. A differenza di quello che vuole far credere il Partito delle Libertà Italiano Obama non è come Berlusconi, Obama è una persona vera, onesta e con una visione politica davvero innovativa. Finalmente da oggi in America si tornerà a parlare di redistribuzione del reddito, sanità anche per i più svantaggiati, ambientalismo ...
Temi da tempo dimenticati e che invece stavolta speriamo siano portati avanti con grande successo.
Forza Obama!!!
Obama ha stravinto e ha ridato speranza a milioni di americani e di cittadini nel mondo. Ha dimostrato di essere un grande leader, un vero politico in grado di parlare alla gente e capire i loro problemi quotidiani. A differenza di quello che vuole far credere il Partito delle Libertà Italiano Obama non è come Berlusconi, Obama è una persona vera, onesta e con una visione politica davvero innovativa. Finalmente da oggi in America si tornerà a parlare di redistribuzione del reddito, sanità anche per i più svantaggiati, ambientalismo ...
Temi da tempo dimenticati e che invece stavolta speriamo siano portati avanti con grande successo.
Forza Obama!!!
martedì 4 novembre 2008
Obamaaaaaa for President!!!
Se volete capire meglio chi è l'uomo che sta facendo sognare l'America e il mondo intero...ecco un piccolo documentario in due puntate trasmesso da LA7
Il giorno della verità...
Mancano poche ore al giudizio finale. Poche ore ci separano dalla notizia di quale sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti: Obama o McCain?
Speriamo davvero Obama!!! Il mondo e non solo l'America hanno bisogno di un vero leader che riaccenda la speranza di un futuro e di un presente migliore. Un uomo in grado di realizzare nuove idee. Un uomo che crede nella possibilità di cambiare le cose che non funzionano partendo dal contributo che ognuno di noi può mettere in campo.
In occasione di questo election day...un breve elenco di quelle che sono le differenze tra i due candidati sui temi che hanno caratterizzato la campagna elettorale:
I TEMI DELLA CAMPAGNA
IRAQ E AFGHANISTAN
McCain
Ha sostenuto la guerra e l'invio di nuove truppe. Non vuole stabilire una data per il ritiro. In Afghanistan vuole l'invio di rinforzi e la creazione di un'"insorgenza" su modello iracheno.
Obama
Si è opposto alla guerra in Iraq. Promette un ritiro completo entro 16 mesi dalla sua elezione. In Afghanistan sostiene l'invio di rinforzi. Pressioni sul Pakistan da dove si infiltra Al Qaeda.
LOTTA AL TERRORISMO
McCain
Propone una nuova agenzia civile-militare con l'invio di esperti nelle zone calde del mondo. Vuole chiudere la prigione di Guantanamo e ha criticato i metodi di interrogatorio inumani.
Obama
Vuole concentrare i finanziamenti per la sicurezza nelle aree più a rischio. Si è opposto al Patriot Act. Vuole la chiusura di Guantanamo e il diritto al processo per i sospetti terroristi.
POLITICA ESTERA
McCain
Sull'Iran vuole più sanzioni e non esclude una soluzione militare. Atteggiamento critico verso la Russia di Putin. Sulla crisi mediorientale, sostiene la soluzione dei due Stati, pressioni sull'Arabia Saudita perché aiuti i palestinesi, il taglio dei flussi di armi e soldi a Hezbollah, il sostegno ai libanesi moderati.
Obama
Non esclude un negoziato diretto con il leader iraniano Ahmadinejad. Dura critica alla Russia. Medio Oriente: sostegno ai "due Stati", isolamento di Hamas nei Territori finché non riconoscerà il diritto all'esistenza di Israele, diplomazia verso i Paesi arabi perché normalizzino i rapporti con Israele e sostengano l'Autorità nazionale palestinese.
ECONOMIA E CRISI FINANZIARIA
McCain
Promette il taglio delle tasse alla classe media. Manterrebbe i tagli fiscali di Bush ma riducendo la spesa pubblica. Promette la riforma del welfare e della sanità. Ha sostenuto il piano di salvataggio per Wall Street di 700 miliardi di dollari. Promette la copertura federale per conti bancari fino a 250.000 dollari
Obama
Promette tagli alle tasse mirati per aiutare la classe media. Abolirebbe i tagli fiscali di Bush per le fasce ad alto reddito. Vuole riformare la sanità e rinegoziare gli accordi commerciali internazionali. Ha sostenuto il piano di sostegno per Wall Street e propone riforme del settore finanziario, con più controlli pubblici su istituti finanziari e banche.
ENERGIA E AMBIENTE
McCain
Riconosce che il cambiamento climatico è reale e devastante. Promette l'impegno degli Usa in programmi di riduzione dei gas serra se Cina e India aderissero. Rifiuta il sostegno a fonti alternative o piani tariffari che penalizzino la competitività Usa. Sostiene la ripresa delle trivellazioni oceaniche, tranne che nella riserva naturale dell'Artico.
Obama
Vuole un taglio delle emissioni di gas serra americani dell'80% entro il 2050 e un ruolo guida degli Usa nella lotta al cambiamento climatico. Promette investimenti per 150 miliardi di dollari in 10 anni in energie alternative. Non esclude la ripresa delle trivellazioni, mentre il suo vice Biden è nettamente contrario.
ABORTO
McCain
Vuole rivedere la sentenza della Corte costituzionale del 1973 che legalizza l'aborto, anche se in passato l'aveva sostenuta. Promette aiuti statali per le adozioni. La sua vice Palin è radicalmente contraria al diritto all'aborto, compresi casi di stupro o incesto.
Obama
Sostiene il diritto di scelta delle donne, formulato "insieme a dottori, famiglie e consiglieri spirituali". Ha criticato le recenti decisioni della Corte suprema che ha ridotto i limiti temporali in cui si può praticare l'aborto.
Speriamo davvero Obama!!! Il mondo e non solo l'America hanno bisogno di un vero leader che riaccenda la speranza di un futuro e di un presente migliore. Un uomo in grado di realizzare nuove idee. Un uomo che crede nella possibilità di cambiare le cose che non funzionano partendo dal contributo che ognuno di noi può mettere in campo.
In occasione di questo election day...un breve elenco di quelle che sono le differenze tra i due candidati sui temi che hanno caratterizzato la campagna elettorale:
I TEMI DELLA CAMPAGNA
IRAQ E AFGHANISTAN
McCain
Ha sostenuto la guerra e l'invio di nuove truppe. Non vuole stabilire una data per il ritiro. In Afghanistan vuole l'invio di rinforzi e la creazione di un'"insorgenza" su modello iracheno.
Obama
Si è opposto alla guerra in Iraq. Promette un ritiro completo entro 16 mesi dalla sua elezione. In Afghanistan sostiene l'invio di rinforzi. Pressioni sul Pakistan da dove si infiltra Al Qaeda.
LOTTA AL TERRORISMO
McCain
Propone una nuova agenzia civile-militare con l'invio di esperti nelle zone calde del mondo. Vuole chiudere la prigione di Guantanamo e ha criticato i metodi di interrogatorio inumani.
Obama
Vuole concentrare i finanziamenti per la sicurezza nelle aree più a rischio. Si è opposto al Patriot Act. Vuole la chiusura di Guantanamo e il diritto al processo per i sospetti terroristi.
POLITICA ESTERA
McCain
Sull'Iran vuole più sanzioni e non esclude una soluzione militare. Atteggiamento critico verso la Russia di Putin. Sulla crisi mediorientale, sostiene la soluzione dei due Stati, pressioni sull'Arabia Saudita perché aiuti i palestinesi, il taglio dei flussi di armi e soldi a Hezbollah, il sostegno ai libanesi moderati.
Obama
Non esclude un negoziato diretto con il leader iraniano Ahmadinejad. Dura critica alla Russia. Medio Oriente: sostegno ai "due Stati", isolamento di Hamas nei Territori finché non riconoscerà il diritto all'esistenza di Israele, diplomazia verso i Paesi arabi perché normalizzino i rapporti con Israele e sostengano l'Autorità nazionale palestinese.
ECONOMIA E CRISI FINANZIARIA
McCain
Promette il taglio delle tasse alla classe media. Manterrebbe i tagli fiscali di Bush ma riducendo la spesa pubblica. Promette la riforma del welfare e della sanità. Ha sostenuto il piano di salvataggio per Wall Street di 700 miliardi di dollari. Promette la copertura federale per conti bancari fino a 250.000 dollari
Obama
Promette tagli alle tasse mirati per aiutare la classe media. Abolirebbe i tagli fiscali di Bush per le fasce ad alto reddito. Vuole riformare la sanità e rinegoziare gli accordi commerciali internazionali. Ha sostenuto il piano di sostegno per Wall Street e propone riforme del settore finanziario, con più controlli pubblici su istituti finanziari e banche.
ENERGIA E AMBIENTE
McCain
Riconosce che il cambiamento climatico è reale e devastante. Promette l'impegno degli Usa in programmi di riduzione dei gas serra se Cina e India aderissero. Rifiuta il sostegno a fonti alternative o piani tariffari che penalizzino la competitività Usa. Sostiene la ripresa delle trivellazioni oceaniche, tranne che nella riserva naturale dell'Artico.
Obama
Vuole un taglio delle emissioni di gas serra americani dell'80% entro il 2050 e un ruolo guida degli Usa nella lotta al cambiamento climatico. Promette investimenti per 150 miliardi di dollari in 10 anni in energie alternative. Non esclude la ripresa delle trivellazioni, mentre il suo vice Biden è nettamente contrario.
ABORTO
McCain
Vuole rivedere la sentenza della Corte costituzionale del 1973 che legalizza l'aborto, anche se in passato l'aveva sostenuta. Promette aiuti statali per le adozioni. La sua vice Palin è radicalmente contraria al diritto all'aborto, compresi casi di stupro o incesto.
Obama
Sostiene il diritto di scelta delle donne, formulato "insieme a dottori, famiglie e consiglieri spirituali". Ha criticato le recenti decisioni della Corte suprema che ha ridotto i limiti temporali in cui si può praticare l'aborto.
sabato 1 novembre 2008
take on me....quanti ricordi:-)
Navigando su blog ho trovato questa canzone bellissima del passato... quanti ricordi!!!!!
mercoledì 29 ottobre 2008
Manifestazione Roma 08: Reggio Emilia c'è....
Un sabato che rimmarrà nel cuore e nella testa di ognuno di noi. Emozioni enormi, persone meravigliose che lottano per un futuro migliore, per un paese migliore. Era da tempo che non si vedeva una partecipazione così grande. Tantissimi giovani, anziani, famiglie, insomma tanta tanta gente!!!!! E non 300.000 come qualcuno ha voluto far credere...
lunedì 27 ottobre 2008
Tasse Universitarie...quando ottenere i benefici diventa una mission impossible
In tema di riforma della scuola e dell'Università, vorrei raccontare l'avventura dei tanti studenti che, come me stamattina, si sono trovati o si trovano ad affrontare in questi ultimi giorni di iscrizioni alle Università italiane, la richiesta di benefici e contributi. Se anche voi siete iscritti ad una qualsiasi facoltà italiana e vi trovate a fare i conti con il primo bellissimo bollettino per il pagamento della prima retta universitaria che equivale ad un importo stratosferico di euro, non disperate se avete un bel po' di pazienza, tempo, e se avrete fortuna forse potrete accedere ad un contributo o a una riduzione di fascia contributiva che vi consentirà di pagare meno.
Ma se avete una casa di vostra proprietà (anche di 30 metri quadrati) o non abitate da soli da almeno 2 anni in una casa esterna al nucleo familiare o se non avete un reddito superiore ai 7.000 euro o ancora se avete qualche libretto postale... le vostre possibilità di raggiungimento dei contributi diminuiranno drasticamente...
Sembra assurdo ma è proprio così. Nel mio caso ad esempio non sono titolare di alcun titolo se non di un conto corrente con meno di 5.000 euro, ho solo un reddito che è dato dal mio stipendio mensile che non è certo quello di un paperon de paperoni e che mi consente di arrivare a malapena a fine mese, non ho immobili di mia proprietà e vivo da sola da luglio 2008 in un appartamento che appartiene a mia mamma ma del quale pago ogni spesa e contributo... Mi sono iscritta qualche settimana fa ad una Facoltà di Bologna perchè dopo una prima laurea in Lingue e Culture Europee conseguita nel 2006, mi vorrei specializzare come studente non frequentante visto che lavoro, in Linguistica. Dato l'importo di tasse annuali (oltre i 2000 euro) e visto che non navigo nell'oro... ho pensato di fare domanda per la riduzione di tasse universitarie. Nonostante io abbia un reddito minimo e viva da sola non ho potuto accedere ai benefici, perchè le uniche due condizioni per essere considerati studenti indipendenti sono vivere in una casa che non appartiene alla famiglia da almeno due anni e avere un reddito superiore ai 7.000 euro. Altrimenti bisogna fare una dichiarazione ISEE con tutti i redditi e patrimoni dei genitori.
Ora mi spiegate perchè se un ragazzo o una ragazza vive da solo e si paga ogni minima cosa con i suoi soldi con fatica e senza poter accedere ai redditi dei genitori deve fare una dichiarazione isee con i patrimoni di tutta la famiglia? Non vi pare un controsenso? Faccio figurare un reddito di cui in realtà non dispongo personalmente? Con il valore di un immobile o qualche reddito dei propri genitori la possibilità di ottenere un contributo diventa quasi irragiungibile.
Così tu sei indipendente, a fatica riesci ad arrivare a fine mese e a pagarti gli studi e non puoi nemmeno sperare in un aiuto dello stato perchè comunque figuri un paperon de paperoni???? Ma dove viviamo nel paese dei controsensi?
E non è finita...udite, udite... se vi siete sposati da poco o convivete anche solo da una settimana allora potreste avere più fortuna, nel senso che al vostro reddito personale verrebbe sommato solo quello del compagno quindi se non avete patrimoni o redditi enormi forse ce la potreste fare... forse... perchè in questo paese ogni giorno si cambiano le regole...
La cosa che mi lascia più perplessa di tutta questa faccenda è che alle famiglie e alle persone oneste che denunciano ogni minimo risparmio viene negato un contributo o un aiuto economico mentre ai cosidetti "furbetti" che hanno conti bancari e soldi ovunque che spesso non denunciano nemmeno un centesimo, viene riconosciuto il diritto al contributo ridotto.
E' un incubo o è realtà?
Ma se avete una casa di vostra proprietà (anche di 30 metri quadrati) o non abitate da soli da almeno 2 anni in una casa esterna al nucleo familiare o se non avete un reddito superiore ai 7.000 euro o ancora se avete qualche libretto postale... le vostre possibilità di raggiungimento dei contributi diminuiranno drasticamente...
Sembra assurdo ma è proprio così. Nel mio caso ad esempio non sono titolare di alcun titolo se non di un conto corrente con meno di 5.000 euro, ho solo un reddito che è dato dal mio stipendio mensile che non è certo quello di un paperon de paperoni e che mi consente di arrivare a malapena a fine mese, non ho immobili di mia proprietà e vivo da sola da luglio 2008 in un appartamento che appartiene a mia mamma ma del quale pago ogni spesa e contributo... Mi sono iscritta qualche settimana fa ad una Facoltà di Bologna perchè dopo una prima laurea in Lingue e Culture Europee conseguita nel 2006, mi vorrei specializzare come studente non frequentante visto che lavoro, in Linguistica. Dato l'importo di tasse annuali (oltre i 2000 euro) e visto che non navigo nell'oro... ho pensato di fare domanda per la riduzione di tasse universitarie. Nonostante io abbia un reddito minimo e viva da sola non ho potuto accedere ai benefici, perchè le uniche due condizioni per essere considerati studenti indipendenti sono vivere in una casa che non appartiene alla famiglia da almeno due anni e avere un reddito superiore ai 7.000 euro. Altrimenti bisogna fare una dichiarazione ISEE con tutti i redditi e patrimoni dei genitori.
Ora mi spiegate perchè se un ragazzo o una ragazza vive da solo e si paga ogni minima cosa con i suoi soldi con fatica e senza poter accedere ai redditi dei genitori deve fare una dichiarazione isee con i patrimoni di tutta la famiglia? Non vi pare un controsenso? Faccio figurare un reddito di cui in realtà non dispongo personalmente? Con il valore di un immobile o qualche reddito dei propri genitori la possibilità di ottenere un contributo diventa quasi irragiungibile.
Così tu sei indipendente, a fatica riesci ad arrivare a fine mese e a pagarti gli studi e non puoi nemmeno sperare in un aiuto dello stato perchè comunque figuri un paperon de paperoni???? Ma dove viviamo nel paese dei controsensi?
E non è finita...udite, udite... se vi siete sposati da poco o convivete anche solo da una settimana allora potreste avere più fortuna, nel senso che al vostro reddito personale verrebbe sommato solo quello del compagno quindi se non avete patrimoni o redditi enormi forse ce la potreste fare... forse... perchè in questo paese ogni giorno si cambiano le regole...
La cosa che mi lascia più perplessa di tutta questa faccenda è che alle famiglie e alle persone oneste che denunciano ogni minimo risparmio viene negato un contributo o un aiuto economico mentre ai cosidetti "furbetti" che hanno conti bancari e soldi ovunque che spesso non denunciano nemmeno un centesimo, viene riconosciuto il diritto al contributo ridotto.
E' un incubo o è realtà?
domenica 19 ottobre 2008
Due regali speciali....:-)
Dopo mesi di ascolto forzato...un piccolo regalo per Ico e Simo.... (ormai trasmesso dalle radio a iosa....:-)
mercoledì 15 ottobre 2008
Quanto pesa la libertà di parola in Italia...
Quanto pesa la libertà di parola in Italia? Ci si può ancora definire liberi in questo paese? E quanti di noi avrebbero il coraggio di dire ciò che pensano o di raccontare storie di dura verità anche a costo di rimetterci la propria vita?
Forse non molti... Ma Roberto Saviano si. Questo ragazzo di 28 anni di grande coraggio e straordinaria forza l'ha fatto: ha raccontato una delle più scomode verità italiane e ora si trova a dover girare con la scorta e a lasciare il proprio paese per poter vivere una vita normale.
La lettera uscita nelle prime pagine di Repubblica di oggi, è un esempio di straordinaria forza e coraggio, l'ennesimo grido di allarme di una tragedia preannunciata che si potrebbe evitare se ognuno di noi si attivasse per dare a questo ragazzo ogni appoggio e aiuto possibile.
In un paese normale e civile le persone che hanno il coraggio di battersi contro le ingiustizie devono essere aiutate e non dovrebbero ritrovarsi nella condizione di lasciare la propria nazione per poter sperare di vivere.
Le parole di Saviano contenute nella lettera pubblicata da Repubblica oggi:
"ANDRO' via dall'Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà...", dice Roberto Saviano. "Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me".
La verità, la sola oscena verità che, in ore come queste, appare con tragica evidenza è che Roberto Saviano è un uomo solo. Non so se sia giusto dirlo già un uomo immaginando o pretendendo di rintracciare nella sua personalità, nella sua fermezza d'animo, nella sua stessa fisicità la potenza sorprendente e matura del suo romanzo, Gomorra. Roberto è ancora un ragazzo, a vederlo. Ha un corpo minuto, occhi sempre in movimento. Sa essere, nello stesso tempo, malizioso e insicuro, timidissimo e scaltro. La sua è ancora una rincorsa verso se stesso e lungo questo sentiero è stato catturato da uno straordinario successo, da un'imprevedibile popolarità, dall'odio assoluto e assassino di una mafia, dal rancore dei quietisti e dei pavidi, dall'invidia di molti. Saranno forse queste le ragioni che spiegano come nel suo volto oggi coabitino, alternandosi fraternamente, le rughe della diffidenza e le ombre della giovanile fiducia di chi sa che la gioia - e non il dolore - accresce la vita di un uomo. "Sai, questa bolla di solitudine inespugnabile che mi stringe fa di me un uomo peggiore. Nessuno ci pensa e nemmeno io fino all'anno scorso ci ho mai pensato. In privato sono diventato una persona non bella: sospettoso, guardingo. Sì, diffidente al di là di ogni ragionevolezza. Mi capita di pensare che ognuno voglia rubarmi qualcosa, in ogni caso raggirarmi, "usarmi". E' come se la mia umanità si fosse impoverita, si stesse immeschinendo. Come se prevalesse con costanza un lato oscuro di me stesso. Non è piacevole accorgersene e soprattutto io non sono così, non voglio essere così. Fino a un anno fa potevo ancora chiudere gli occhi, fingere di non sapere. Avevo la legittima ambizione, credo, di aver scritto qualcosa che mi sembrava stesse cambiando le cose. Quella mutazione lenta, quell'attenzione che mai era stata riservata alle tragedie di quella terra, quell'energia sociale che - come un'esplosione, come un sisma - ha imposto all'agenda dei media di occuparsi della mafia dei Casalesi, mi obbligava ad avere coraggio, a espormi, a stare in prima fila. E' la mia forma di resistenza, pensavo. Ogni cosa passava in secondo piano, diventava di serie B per me. Incontravo i grandi della letteratura e della politica, dicevo quello che dovevo e potevo dire. Non mi guardavo mai indietro. Non mi accorgevo di quel che ogni giorno andavo perdendo di me. Oggi, se mi guardo alle spalle, vedo macerie e un tempo irrimediabilmente perduto che non posso più afferrare ma ricostruire soltanto se non vivrò più, come faccio ora, come un latitante in fuga. In cattività, guardato a vista dai carabinieri, rinchiuso in una cella, deve vivere Sandokan, Francesco Schiavone, il boss dei Casalesi. Se lo è meritato per la violenza, i veleni e la morte con cui ha innaffiato la Campania, ma qual è il mio delitto? Perché io devo vivere come un recluso, un lebbroso, nascosto alla vita, al mondo, agli uomini? Qual è la mia malattia, la mia infezione? Qual è la mia colpa? Ho voluto soltanto raccontare una storia, la storia della mia gente, della mia terra, le storie della sua umiliazione. Ero soddisfatto per averlo fatto e pensavo di aver meritato quella piccola felicità che ti regala la virtù sociale di essere approvato dai tuoi simili, dalla tua gente. Sono stato un ingenuo. Nemmeno una casa, vogliono affittarmi a Napoli. Appena sanno chi sarà il nuovo inquilino si presentano con la faccia insincera e un sorriso di traverso che assomiglia al disprezzo più che alla paura: sono dispiaciuti assai, ma non possono.... I miei amici, i miei amici veri, quando li ho finalmente rivisti dopo tante fughe e troppe assenze, che non potevo spiegare, mi hanno detto: ora basta, non ne possiamo più di difendere te e il tuo maledetto libro, non possiamo essere in guerra con il mondo per colpa tua? Colpa, quale colpa? E' una colpa aver voluto raccontare la loro vita, la mia vita?".
Piacciono poco, da noi, i martiri. Morti e sepolti, li si può ancora, periodicamente, sopportare. Vivi, diventano antipatici. Molto antipatici. Roberto Saviano è molto antipatico a troppi. Può capitare di essere infastiditi dalla sua faccia in giro sulle prime pagine. Può capitare che ci si sorprenda a pensare a lui non come a una persona inseguita da una concreta minaccia di morte, a un ragazzo precipitato in un destino, ma come a una personalità che sa gestire con sapienza la sua immagine e fortuna. Capita anche in queste ore, qui e lì. E' poca, inutile cosa però chiedersi se la minaccia di oggi contro Roberto Saviano sia attendibile o quanto attendibile, più attendibile della penultima e quanto di più? O chiedersi se davvero quel Giuseppe Setola lo voglia disintegrare, prima di Natale, con il tritolo lungo l'autostrada Napoli-Roma o se gli assassini si siano già procurati, come dice uno di loro, l'esplosivo e i detonatori. O interrogarsi se la confidenza giunta alle orecchie delle polizie sia certa o soltanto probabile.
E' poca e inutile cosa, dico, perché, se i Casalesi ne avranno la possibilità, uccideranno Roberto Saviano. Dovesse essere l'ultimo sangue che versano. Sono ridotti a mal partito, stressati, accerchiati, incalzati, impoveriti e devono dimostrare l'inesorabilità del loro dominio. Devono poter provare alla comunità criminale e, nei loro territori, ai "sudditi" che nessuno li può sfidare impunemente senza mettere nel conto che alla sfida seguirà la morte, come il giorno segue la notte.
Lo sento addosso come un cattivo odore l'odio che mi circonda. Non è necessario che ascolti le loro intercettazioni e confessioni o legga sulle mura di Casale di Principe: "Saviano è un uomo di merda". Nessuno da quelle parti pensa che io abbia fatto soltanto il mio dovere, quello che pensavo fosse il mio dovere. Non mi riconoscono nemmeno l'onore delle armi che solitamente offrono ai poliziotti che li arrestano o ai giudici che li condannano. E questo mi fa incazzare. Il discredito che mi lanciano contro è di altra natura. Non dicono: "Saviano è un ricchione". No, dicono, si è arricchito. Quell'infame ci ha messo sulla bocca degli italiani, nel fuoco del governo e addirittura dell'esercito, ci ha messo davanti a queste fottute telecamere per soldi. Vuole soltanto diventare ricco: ecco perché quell'infame ha scritto il libro. E quest'argomento mette insieme la parte sana e quella malata di Casale. Mi mette contro anche i miei amici che mi dicono: bella vita la tua, hai fatto i soldi e noi invece tiriamo avanti con cinquecento euro al mese e poi dovremmo difenderti da chi ti odia e ti vuole morto? E perché, diccene la ragione? Prima ero ferito da questa follia, ora non più. Non mi sorprende più nulla. Mi sembra di aver capito che scaricando su di me tutti i veleni distruttivi, l'intera comunità può liberarsi della malattia che l'affligge, può continuare a pensare che quel male non ci sia o sia trascurabile; che tutto sommato sia sopportabile a confronto delle disgrazie provocate dal mio lavoro. Diventare il capro espiatorio dell'inciviltà e dell'impotenza dei Casalesi e di molti italiani del Mezzogiorno mi rende più obiettivo, più lucido da qualche tempo. Sono solo uno scrittore, mi dico, e ho usato soltanto le parole. Loro, di questo, hanno paura: delle parole. Non è meraviglioso? Le parole sono sufficienti a disarmarli, a sconfiggerli, a vederli in ginocchio. E allora ben vengano le parole e che siano tante. Sia benedetto il mercato, se chiede altre parole, altri racconti, altre rappresentazioni dei Casalesi e delle mafie. Ogni nuovo libro che si pubblica e si vende sarà per loro una sconfitta. E' il peso delle parole che ha messo in movimento le coscienze, la pubblica opinione, l'informazione. Negli anni novanta, la strage di immigrati a Pescopagano - ne ammazzarono cinque - finì in un titolo a una colonna nelle cronache nazionali dei giornali. Oggi, la strage dei ghanesi di Castelvolturno ha costretto il governo a un impegno paragonabile soltanto alla risposta a Cosa Nostra dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio. Non pensavo che potessimo giungere a questo. Non pensavo che un libro - soltanto un libro - potesse provocare questo terremoto. Subito dopo però penso che io devo rispettare, come rispetto me stesso, questa magia delle parole. Devo assecondarla, coltivarla, meritarmela questa forza. Perché è la mia vita. Perché credo che, soltanto scrivendo, la mia vita sia degna di essere vissuta. Ho sentito, per molto tempo, come un obbligo morale diventare un simbolo, accettare di essere al proscenio anche al di là della mia voglia. L'ho fatto e non ne sono pentito. Ho rifiutato due anni fa, come pure mi consigliavano, di andarmene a vivere a New York. Avrei potuto scrivere di altro, come ho intenzione di fare. Sono restato, ma per quanto tempo dovrò portare questa croce? Forse se avessi una famiglia, se avessi dei figli - come li hanno i miei "angeli custodi", ognuno di loro non ne ha meno di tre - avrei un altro equilibrio. Avrei un casa dove tornare, un affetto da difendere, una nostalgia. Non è così. Io ho soltanto le parole, oggi, a cui provvedere, di cui occuparmi. E voglio farlo, devo farlo. Come devo - lo so - ricostruire la mia vita lontano dalle ombre. Anche se non ho il coraggio di dirlo, ai carabinieri di Napoli che mi proteggono come un figlio, agli uomini che da anni si occupano della mia sicurezza. Non ho il cuore di dirglielo. Sai, nessuno di loro ha chiesto di andar via dopo quest'ultimo allarme, e questa loro ostinazione mi commuove. Mi hanno solo detto: "Robe', tranquillo, ché non ci faremo fottere da quelli là"".
A chi appartiene la vita di Roberto? Soltanto a lui che può perderla? Il destino di Saviano - quale saranno da oggi i suoi giorni, quale sarà il luogo dove sceglierà, "per il momento", di scrivere per noi le sue parole necessarie - sono sempre di più un affare della democrazia italiana.
La sua vita disarmata - o armata soltanto di parole - è caduta in un'area d'indistinzione dove sembra non esserci alcuna tradizionale differenza tra la guerra e la pace, se la mafia può dichiarare guerra allo Stato e lo Stato per troppo tempo non ha saputo né cancellare quella violenza sugli uomini e le cose né ripristinare diritti essenziali. A cominciare dal più originario dei diritti democratici: il diritto alla parola. Se perde Saviano, perderemo irrimediabilmente tutti.
martedì 14 ottobre 2008
Da domani aiutaci anche tu a riscrivere il futuro....
Nel mondo sono circa 37 milioni di persone i bambini e le bambine che non vanno a scuola perchè vivono in paesi colpiti da guerre o reduci da conflitti come Sudan o Afghanistan. Sono bambini che affrontano un futuro senza speranze. Perché la guerra distrugge le scuole, uccide gli insegnanti, produce popolazioni di sfollati ed eserciti di bambini soldato. Per far fronte a questo problema, domani Save the Children, la più grande organizzazione internazionale per la difesa dei diritti dell'infanzia, rilancia Riscriviamo il Futuro, la campagna internazionale che ha lo scopo di garantire entro il 2010 educazione di qualità a 8 milioni di bambini che vivono in questi paesi. Dal 15 ottobre al 13 novembre, potete contribuire alla campagna, mandando un sms solidale al numero 48545, grazie al quale si potranno donare 2 euro a Save the Children. Questa cifra è sufficiente, ad esempio, a comprare libri e matite per dieci bambini in Sudan. E l'istruzione è l'unica arma per combattere la guerra
Per ulteriori informazioni vai al sito www.riscriviamoilfuturo.it
lunedì 13 ottobre 2008
Eco-kids, piccoli fondamentalisti x la salvezza del pianeta
Tratto da Repubblica 13.10.2008...
Un attimo di distrazione, il rubinetto lasciato aperto mentre ci si lava i denti, la luce rimasta accesa nella stanza da cui si è usciti, e il piccolo ambientalista è pronto a rimproverarvi. "Eco-kids", li chiamano negli Stati Uniti, sono i bambini cresciuti con la paura che l'acqua presto finirà e che la produzione di energia elettrica minaccia la salute del mondo, infanti-guardiani del futuro dell'umanità. Sono tanto consapevoli dell'emergenza ambientale da far sentire anche il genitore più attento un inquinatore incallito e sono, soprattutto, capaci di indirizzare scelte e consumi di tutta la famiglia.
Una lezione imparata troppo bene. La psicologia dell'età evolutiva la chiama iper-regolarizzazione: è lo stesso meccanismo per cui quando i bambini imparano alcune regole grammaticali le applicano con rigore in ogni caso, come quando il participio passato di "rompere" diventa "romputo". Ecco, in alcuni casi ce le hanno proprio "rompute" con quell'aria da saccenti con cui guardano disgustati i giornali ammucchiati in casa ed esclamano "quanta carta sprecata!" e la diligenza con cui ci ricordano che il televisore va spento perché la spia rossa consuma elettricità.
Il merito-colpa è della scuola, che organizza attività nei centri di educazione ambientale e inserisce nei programmi di scienze lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili. Non c'è da stupirsi, perciò, se il nipote di neanche otto anni disquisisce sul fatto che il buco dell'ozono si è di nuovo allargato nel 2007 ma non è tornato alle dimensioni tremende del 2005. Del resto, è lo stesso bambino che ha letto con entusiasmo lo scorso anno il Papersera, inserto di Topolino fatto come un vero giornale e sponsorizzato dall'Eni. L'inviato Pippo insegnava concetti come "riscaldamento globale" e "cambio climatico" e dava suggerimenti su come risparmiare energia con i piccoli accorgimenti quotidiani. I piccoli ambientalisti vedono cartoni animati come La gang del bosco e aspettano con ansia l'uscita dell'ultimo film della Pixar, Wall-E, parabola ecologica di un pianeta tanto inquinato da dover essere abbandonato. E poi riportano quel che imparano nella vita di tutti i giorni, con la semplicità intransigente propria della loro età.
Un mercato appetibile. Della disponibilità dei più giovani a farsi carico della salute del mondo si è accorto anche il marketing, per cui ora per vendere un prodotto è utile sottolineare il ridotto impatto ambientale e i risultati sono subito evidenti. C'è chi riferisce della bambina che accetta di farsi lavare i capelli solo con quel dato shampoo "che rispetta l'ambiente" e chi mettendo il tonno nel panino si è sentito chiedere dal figlio adolescente se era sicuro che fosse stato pescato rispettando i delfini.
Nei giorni scorsi il quotidiano statunitense New York Times denunciava il fatto che molti genitori si sentono sotto pressione perché le scelte ambientaliste dei figli li obbligano a spendere di più. Mamme esasperate raccontavano di aver dovuto cambiare tutte le lampadine di casa per dotarsi di quelle a basso consumo e altri di non poter passare davanti a un tetto dotato di pannelli solari senza sentirsi chiedere con insistenza di abbandonare al più presto il sistema di riscaldamento inquinante per passare al solare. "Mio figlio ci ha chiesto di comprare una macchina a idrogeno - era il racconto di uno dei genitori intervistati - e ha detto che non salirebbe mai su un Suv".
Negli Stati Uniti, la nazione che contribuisce di più al mondo alle emissioni di anidride carbonica e che fa più resistenza nel fissare limiti in proposito, l'insistenza degli "eco-kids" ha dato il via a una serie di critiche al sistema scolastico. C'è infatti chi sostiene che i bambini stanno diventando dei fondamentalisti dell'ecologismo e che si perde troppo tempo sull'educazione ambientale e si tralasciano materie più importanti. Sotto accusa sono finiti anche i distintivi applicati su alcune uniformi scolastiche per indicare che gli alunni partecipano a gruppi per la "Salute dell'ambiente", il "Patto per la Terra" o l'"Azione per il pianeta". In Italia gli "eco-kids" sono ancora poco organizzati e inquadrati, ma per fortuna riescono già a farsi ascoltare dagli adulti.
Un attimo di distrazione, il rubinetto lasciato aperto mentre ci si lava i denti, la luce rimasta accesa nella stanza da cui si è usciti, e il piccolo ambientalista è pronto a rimproverarvi. "Eco-kids", li chiamano negli Stati Uniti, sono i bambini cresciuti con la paura che l'acqua presto finirà e che la produzione di energia elettrica minaccia la salute del mondo, infanti-guardiani del futuro dell'umanità. Sono tanto consapevoli dell'emergenza ambientale da far sentire anche il genitore più attento un inquinatore incallito e sono, soprattutto, capaci di indirizzare scelte e consumi di tutta la famiglia.
Una lezione imparata troppo bene. La psicologia dell'età evolutiva la chiama iper-regolarizzazione: è lo stesso meccanismo per cui quando i bambini imparano alcune regole grammaticali le applicano con rigore in ogni caso, come quando il participio passato di "rompere" diventa "romputo". Ecco, in alcuni casi ce le hanno proprio "rompute" con quell'aria da saccenti con cui guardano disgustati i giornali ammucchiati in casa ed esclamano "quanta carta sprecata!" e la diligenza con cui ci ricordano che il televisore va spento perché la spia rossa consuma elettricità.
Il merito-colpa è della scuola, che organizza attività nei centri di educazione ambientale e inserisce nei programmi di scienze lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili. Non c'è da stupirsi, perciò, se il nipote di neanche otto anni disquisisce sul fatto che il buco dell'ozono si è di nuovo allargato nel 2007 ma non è tornato alle dimensioni tremende del 2005. Del resto, è lo stesso bambino che ha letto con entusiasmo lo scorso anno il Papersera, inserto di Topolino fatto come un vero giornale e sponsorizzato dall'Eni. L'inviato Pippo insegnava concetti come "riscaldamento globale" e "cambio climatico" e dava suggerimenti su come risparmiare energia con i piccoli accorgimenti quotidiani. I piccoli ambientalisti vedono cartoni animati come La gang del bosco e aspettano con ansia l'uscita dell'ultimo film della Pixar, Wall-E, parabola ecologica di un pianeta tanto inquinato da dover essere abbandonato. E poi riportano quel che imparano nella vita di tutti i giorni, con la semplicità intransigente propria della loro età.
Un mercato appetibile. Della disponibilità dei più giovani a farsi carico della salute del mondo si è accorto anche il marketing, per cui ora per vendere un prodotto è utile sottolineare il ridotto impatto ambientale e i risultati sono subito evidenti. C'è chi riferisce della bambina che accetta di farsi lavare i capelli solo con quel dato shampoo "che rispetta l'ambiente" e chi mettendo il tonno nel panino si è sentito chiedere dal figlio adolescente se era sicuro che fosse stato pescato rispettando i delfini.
Nei giorni scorsi il quotidiano statunitense New York Times denunciava il fatto che molti genitori si sentono sotto pressione perché le scelte ambientaliste dei figli li obbligano a spendere di più. Mamme esasperate raccontavano di aver dovuto cambiare tutte le lampadine di casa per dotarsi di quelle a basso consumo e altri di non poter passare davanti a un tetto dotato di pannelli solari senza sentirsi chiedere con insistenza di abbandonare al più presto il sistema di riscaldamento inquinante per passare al solare. "Mio figlio ci ha chiesto di comprare una macchina a idrogeno - era il racconto di uno dei genitori intervistati - e ha detto che non salirebbe mai su un Suv".
Negli Stati Uniti, la nazione che contribuisce di più al mondo alle emissioni di anidride carbonica e che fa più resistenza nel fissare limiti in proposito, l'insistenza degli "eco-kids" ha dato il via a una serie di critiche al sistema scolastico. C'è infatti chi sostiene che i bambini stanno diventando dei fondamentalisti dell'ecologismo e che si perde troppo tempo sull'educazione ambientale e si tralasciano materie più importanti. Sotto accusa sono finiti anche i distintivi applicati su alcune uniformi scolastiche per indicare che gli alunni partecipano a gruppi per la "Salute dell'ambiente", il "Patto per la Terra" o l'"Azione per il pianeta". In Italia gli "eco-kids" sono ancora poco organizzati e inquadrati, ma per fortuna riescono già a farsi ascoltare dagli adulti.
lunedì 6 ottobre 2008
festareggio...la presa della cucina...
venerdì 3 ottobre 2008
"Disegnare la Terra"...
Campi che diventano spettro ottico e incanto visivo. Prospettive che rincorrono forme e colori. Ma sono disegni o foto? Sono i paesaggi di Langa e Roero, visti da un grande fotografo che ha voluto portare lo sguardo nei luoghi inediti più suggestivi. Ecco alcuni scatti dalla mostra "Disegnare la Terra", visitabile dal 4 ottobre al 9 novembre alla Fiera del Tartufo di Alba.
Monticello d'Alba
Case nuove
Magliano
Monticello d'Alba
Case nuove
Magliano
giovedì 2 ottobre 2008
Naomi Klein sulla crisi economica statunitense....
Di seguito un articolo di Naomi Klein uscito sull'Espresso di questa settimana...
Peccato capitale
Lo danno per morto. Ma è un trucco. Il mercato risorgerà più forte di prima. E tutti pagheremo per le sue colpe. A meno che non si eserciti una forte pressione sulla politica. Tornando nelle piazze. Qualunque cosa stiano a significare gli eventi accaduti in queste settimane, nessuno dovrebbe credere alle dichiarazioni esagerate che vedono nella crisi dei mercati la morte dell'ideologia del libero mercato. L'ideologia del libero mercato ha sempre servito gli interessi del capitale e la sua presenza ha moti alterni secondo la sua utilità verso tali interessi.
Durante i periodi di boom economico è utile predicare il laissez faire, poiché un governo assente dà modo alle bolle speculative di gonfiarsi, facendo lievitare i prezzi. Quando tali bolle esplodono, l'ideologia diviene un ostacolo, o addirittura un impedimento, e viene messa da parte mentre i grandi governi corrono ai ripari. Il resto è garantito: l'ideologia tornerà a ruggire più forte di prima una volta terminate le operazioni di salvataggio finanziario.
I massicci debiti che il settore pubblico sta accumulando per salvare finanziariamente gli speculatori diventeranno allora parte di una crisi di budget globale che comporterà una razionalizzazione nonché un taglio dei programmi sociali, insomma una rinnovata spinta a privatizzare ciò che resta del settore pubblico. Ci verrà anche detto che le nostre speranze per un futuro verde sono, purtroppo, troppo costose.
Ciò che non sappiamo è come il settore pubblico risponderà. Consideriamo che in Nord America tutti coloro che hanno meno di 40 anni sono cresciuti con la consapevolezza che il governo non può intervenire nella propria vita, che il governo è il problema e non la soluzione, che il laissez faire è l'unica e la sola opzione.
Ora, improvvisamente ci troviamo di fronte a un governo estremamente attivo e fortemente interventista, apparentemente pronto a fare qualunque cosa sia necessaria per salvare gli investitori da loro stessi.
Di fronte a questo scenario una domanda sorge spontanea:
se lo Stato può intervenire per salvare le società di capitali che corrono incauti rischi nei mercati immobiliari, perché non può intervenire per evitare che a milioni di americani sia tolto il diritto di cancellare un'ipoteca?
Allo stesso modo, se 85 miliardi di dollari possono essere messi subito a disposizione per comprare il gigante assicurativo Aig, perché il sistema sanitario per tutti, che proteggerebbe gli americani dalle pratiche predatorie delle società di assicurazione sanitaria, viene fatto apparire come un sogno irraggiungibile?
E se altre società di capitali necessitano di fondi dei contribuenti per rimanere a galla, perché i contribuenti non possono fare richieste in cambio, ad esempio tetti sugli stipendi dei manager e una garanzia contro la perdita del posto di lavoro? Ora che è chiaro che il governo può agire in tempi di crisi, sarà molto difficile in futuro per il governo sostenere la propria impotenza.
Un altro possibile cambiamento ha a che fare con le aspettative del mercato di future privatizzazioni. Per anni, le banche che si occupano di investimenti a livello globale hanno esercitato pressioni sui politici per due nuovi mercati: uno che deriverebbe dalla privatizzazione delle pensioni pubbliche e l'altro che scaturirebbe da una nuova ondata di privatizzazioni dei sistemi idrico e stradale. Entrambi questi sogni sono diventati piuttosto difficili da vendere: gli americani non sono in vena di affidare i propri beni patrimoniali, individuali e collettivi, agli speculatori sconsiderati di Wall Street, specialmente perché è alquanto probabile che i contribuenti dovranno ricomprare i propri beni quando esploderà la prossima bolla finanziaria.
Con il fallimento dei negoziati del Wto (World Trade Organization), questa crisi potrebbe anche funzionare da catalizzatore per un approccio radicalmente alternativo alla regolamentazione dei mercati mondiali e dei sistemi finanziari.
Gia stiamo assistendo a un movimento verso la 'sovranità alimentare' nei paesi in via di sviluppo, piuttosto che lasciare l'accesso al cibo ai capricci dei commercianti all'ingrosso. Forse i tempi sono maturi per idee quali il taxing trading, che rallenterebbe gli investimenti speculativi e altri controlli di capitali a livello globale.
E ora che la nazionalizzazione non è più una parolaccia, le compagnie petrolifere dovranno fare attenzione: qualcuno deve pagare per il cambiamento verso un futuro più sostenibile e ha senso ancor più per il volume di fondi provenienti da un settore altamente proficuo che è il maggior responsabile della nostra crisi ambientale e climatica. Ha certamente più senso che creare un'altra pericolosa bolla finanziaria nel commercio del carbone.
Tuttavia la crisi cui stiamo assistendo esige cambiamenti persino più profondi. A questi mutui spazzatura è stato permesso di proliferare non solo perché i moderatori-correttori non ne comprendevano i rischi, ma anche perché abbiamo un sistema economico che misura il nostro benessere collettivo basandosi esclusivamente sulla crescita del Pil.
Così, finché i mutui spazzatura foraggiavano la crescita economica, i nostri governi li sostenevano attivamente. Quindi ciò che veramente viene chiamato in causa dalla crisi è l'indiscussa dedizione alla crescita a tutti i costi. Dove questa crisi dovrebbe condurci è verso un modo radicalmente diverso per la nostra società di misurare il benessere e il progresso.
Niente di tutto questo, comunque, accadrà a meno di un'enorme pressione dell'opinione pubblica sulla classe politica in questo periodo chiave. E non una lieve pressione politica, bensì un ritorno alle piazze e all'azione diretta che negli anni Trenta inaugurò il New Deal. Senza questa pressione, ci saranno solo cambiamenti superficiale e un ritorno, il prima possibile, al business di sempre.
Peccato capitale
Lo danno per morto. Ma è un trucco. Il mercato risorgerà più forte di prima. E tutti pagheremo per le sue colpe. A meno che non si eserciti una forte pressione sulla politica. Tornando nelle piazze. Qualunque cosa stiano a significare gli eventi accaduti in queste settimane, nessuno dovrebbe credere alle dichiarazioni esagerate che vedono nella crisi dei mercati la morte dell'ideologia del libero mercato. L'ideologia del libero mercato ha sempre servito gli interessi del capitale e la sua presenza ha moti alterni secondo la sua utilità verso tali interessi.
Durante i periodi di boom economico è utile predicare il laissez faire, poiché un governo assente dà modo alle bolle speculative di gonfiarsi, facendo lievitare i prezzi. Quando tali bolle esplodono, l'ideologia diviene un ostacolo, o addirittura un impedimento, e viene messa da parte mentre i grandi governi corrono ai ripari. Il resto è garantito: l'ideologia tornerà a ruggire più forte di prima una volta terminate le operazioni di salvataggio finanziario.
I massicci debiti che il settore pubblico sta accumulando per salvare finanziariamente gli speculatori diventeranno allora parte di una crisi di budget globale che comporterà una razionalizzazione nonché un taglio dei programmi sociali, insomma una rinnovata spinta a privatizzare ciò che resta del settore pubblico. Ci verrà anche detto che le nostre speranze per un futuro verde sono, purtroppo, troppo costose.
Ciò che non sappiamo è come il settore pubblico risponderà. Consideriamo che in Nord America tutti coloro che hanno meno di 40 anni sono cresciuti con la consapevolezza che il governo non può intervenire nella propria vita, che il governo è il problema e non la soluzione, che il laissez faire è l'unica e la sola opzione.
Ora, improvvisamente ci troviamo di fronte a un governo estremamente attivo e fortemente interventista, apparentemente pronto a fare qualunque cosa sia necessaria per salvare gli investitori da loro stessi.
Di fronte a questo scenario una domanda sorge spontanea:
se lo Stato può intervenire per salvare le società di capitali che corrono incauti rischi nei mercati immobiliari, perché non può intervenire per evitare che a milioni di americani sia tolto il diritto di cancellare un'ipoteca?
Allo stesso modo, se 85 miliardi di dollari possono essere messi subito a disposizione per comprare il gigante assicurativo Aig, perché il sistema sanitario per tutti, che proteggerebbe gli americani dalle pratiche predatorie delle società di assicurazione sanitaria, viene fatto apparire come un sogno irraggiungibile?
E se altre società di capitali necessitano di fondi dei contribuenti per rimanere a galla, perché i contribuenti non possono fare richieste in cambio, ad esempio tetti sugli stipendi dei manager e una garanzia contro la perdita del posto di lavoro? Ora che è chiaro che il governo può agire in tempi di crisi, sarà molto difficile in futuro per il governo sostenere la propria impotenza.
Un altro possibile cambiamento ha a che fare con le aspettative del mercato di future privatizzazioni. Per anni, le banche che si occupano di investimenti a livello globale hanno esercitato pressioni sui politici per due nuovi mercati: uno che deriverebbe dalla privatizzazione delle pensioni pubbliche e l'altro che scaturirebbe da una nuova ondata di privatizzazioni dei sistemi idrico e stradale. Entrambi questi sogni sono diventati piuttosto difficili da vendere: gli americani non sono in vena di affidare i propri beni patrimoniali, individuali e collettivi, agli speculatori sconsiderati di Wall Street, specialmente perché è alquanto probabile che i contribuenti dovranno ricomprare i propri beni quando esploderà la prossima bolla finanziaria.
Con il fallimento dei negoziati del Wto (World Trade Organization), questa crisi potrebbe anche funzionare da catalizzatore per un approccio radicalmente alternativo alla regolamentazione dei mercati mondiali e dei sistemi finanziari.
Gia stiamo assistendo a un movimento verso la 'sovranità alimentare' nei paesi in via di sviluppo, piuttosto che lasciare l'accesso al cibo ai capricci dei commercianti all'ingrosso. Forse i tempi sono maturi per idee quali il taxing trading, che rallenterebbe gli investimenti speculativi e altri controlli di capitali a livello globale.
E ora che la nazionalizzazione non è più una parolaccia, le compagnie petrolifere dovranno fare attenzione: qualcuno deve pagare per il cambiamento verso un futuro più sostenibile e ha senso ancor più per il volume di fondi provenienti da un settore altamente proficuo che è il maggior responsabile della nostra crisi ambientale e climatica. Ha certamente più senso che creare un'altra pericolosa bolla finanziaria nel commercio del carbone.
Tuttavia la crisi cui stiamo assistendo esige cambiamenti persino più profondi. A questi mutui spazzatura è stato permesso di proliferare non solo perché i moderatori-correttori non ne comprendevano i rischi, ma anche perché abbiamo un sistema economico che misura il nostro benessere collettivo basandosi esclusivamente sulla crescita del Pil.
Così, finché i mutui spazzatura foraggiavano la crescita economica, i nostri governi li sostenevano attivamente. Quindi ciò che veramente viene chiamato in causa dalla crisi è l'indiscussa dedizione alla crescita a tutti i costi. Dove questa crisi dovrebbe condurci è verso un modo radicalmente diverso per la nostra società di misurare il benessere e il progresso.
Niente di tutto questo, comunque, accadrà a meno di un'enorme pressione dell'opinione pubblica sulla classe politica in questo periodo chiave. E non una lieve pressione politica, bensì un ritorno alle piazze e all'azione diretta che negli anni Trenta inaugurò il New Deal. Senza questa pressione, ci saranno solo cambiamenti superficiale e un ritorno, il prima possibile, al business di sempre.
domenica 28 settembre 2008
Un regalo speciale...
giovedì 25 settembre 2008
28 settembre '08 - A step for Africa. Gran gala di danza per l'Africa
Le più importanti stelle della danza internazionale insieme a sostegno del Centro Salam di cardiochirurgia di Emergency a Khartoum
Domenica 28 settembre 2008, Giornata mondiale del cuore, il Teatro degli Arcimboldi ospiterà “A step for Africa. Gala internazionale di danza a favore di Emergency”.
L’intero ricavato della vendita dei biglietti sarà devoluto al Centro Salam di cardiochirurgia di Emergency a Khartoum (Sudan), l’unica struttura che offre assistenza altamente specializzata e gratuita a pazienti affetti da patologie cardiache congenite o acquisite di interesse chirurgico in un’area di 11.5 milioni di chilometri quadrati, abitata da oltre 300 milioni di persone.
Il Centro Salam sarà il fulcro di una vasta rete regionale di centri sanitari dove – oltre all’assistenza pediatrica – verranno effettuati lo screening dei pazienti da operare presso il Centro Salam e la necessaria assistenza post operatoria. Al momento è in fase di ultimazione il primo centro sanitario pediatrico, costruito a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana.
Uno degli obiettivi del programma regionale di Emergency è infatti di favorire i rapporti tra tutti i paesi coinvolti attraverso la reciproca collaborazione in campo sanitario in una regione segnata da decenni di conflitti.
Anche per questa ragione, il Centro di cardiochirurgia si chiama Salam, pace.
Il gala vede la partecipazione straordinaria di stelle provenienti dalle compagnie internazionali più prestigiose: l’Opéra di Parigi, il Balletto del Bol’šoj di Mosca, il Royal Ballet di Londra, il Balletto Reale Danese, il National Ballet of Canada, il Birmingham Royal Ballet, il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano.
Sono 26 i ballerini che, a titolo gratuito, prendono parte allo spettacolo. Sotto la direzione artistica di Marco Borelli danzeranno stelle quali Svetlana Zakharova, Nikolaj Tsiskaridze, Eleonora Abbagnato, Benjamin Pech, Marta Romagna, Federico Bonelli, Denis e Anastasja Matvienko, Ambra Vallo, Alessandro Riga, Greta Hodgkinson.
Per il programma potete consultare il sito www.emergency.it e per la prevendita dei biglietti www.ticketone.it call center 892101.
domenica 21 settembre 2008
Super holiday...
Un po' di foto delle bellissime vacanze estive e qualche consiglio per chi va in Spagna....
Località da visitare se vi trovate vicino a Malaga...(ne vale davvero la pena):
Fuengirola: è un piccolo centro balneare vicino a Torremolinos; non c'è molta vita ma per chi vuol fare un po' di mare in tranquillità è l'ideale
Torremolinos meta ideale per le serate in giro per locali. Trovate di tutto discoteche, pubs, ristoranti e un gran casino
Granada e Alhambra se siete in Andalusia non potete perdere queste due località sono meravigliose soprattutto alhambra (patrimonio dell'umanità UNESCO).
Nerja: le grotte sono fantastiche ancora più belle di quelle di Gibilterra.
Gibilterra: con 25€ potete noleggiare un'auto elettrica con guida e visitare tutta la montagna ricca di grotte, visuali mozzafiato e bertucce
Marbella se avete voglia di fare vita mondana andate a Puerto Banus (zona porto) e troverete ognitipo di locale....occhio alla Police Local che potrebbe tramortirvi da un momento all'altro...
Tarifa: è la località più vicina all'Africa. Meta di surfisti ha spiagge libere meravigliose e un acqua fantastica perchè da una parte c'è l'oceano e dall'altra il mar mediterraneo...
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